Pinacoteca Accademia dei Concordi


Ritratto virile 
Jacopo Negretti detto Palma il Vecchio
Olio su tela, 63 x 48 cm
Rif. FA.LU.T0550

Ricordato dal Biscaccia (1846) come di Giorgione, il dipinto fu ritenuto opera in cattive condizioni di Palma il Vecchio dal Cavalcaselle (1871 e 1912), e copia antica da Palma dal Morelli (1890). II Venturi (1928) si dichiarò incerto fra un’attribuzione a Palma il Vecchio ed una a Domenico Mancini; il Suida (1931) affermò decisamente la paternità palmesca nel secondo decennio del Cinquecento, opinione che, sia pure con qualche incertezza, fu accolta anche dalla Spahn (1932).

Secondo il Berenson (1932, 1936 e 1958) si tratta di un’opera di bottega palmesca; e questo è anche il giudizio dal Valcanover (1962), il quale fa notare che si tratta di una derivazione variata del Ritratto virile di Leningrado (inv. 258). II Mariacher (1968) elenca l’opera tra le attribuzioni errate a Palma; il Semenzato (1966) la avvicina a Bernardino Licinio.

In realtà prendere posizione oggi è del tutto impossibile. La pulitura eseguita nel 1957 ha

lasciato intendere che pochissimo vi è, ormai, della superficie originaria, nascosta quasi tutta com’è da estese ripassature. Nondimeno, l’impostazione del ritratto, dilatata e patente in primo piano, è sicuramente palmesca; mentre è certamente appropriato il richiamo alla tela di Leningrado, che è tuttavia in controparte, non va dimenticato anche il legame con il

Ritratto della Johnson Collection a Philadelphia, di qualche tempo più tardo, o quello, forse ancor più stringente, col Ritratto virile della collezione del Duca d’Alba a Madrid.

La nostra convinzione è che, insomma, il dipinto fosse all’origine un autografo di Palma il Vecchio attorno al 1515; ma le sue condizioni attuali non possono consentire che un riferimento generico ai suoi modi.