Pinacoteca Accademia dei Concordi


Ritratto di Schinella de’Conti

Ritratto di Schinella de’Conti (Padova 1523-1621)
Tempera su Tavola, cm 77 x 35.5
Rif. FA.RO.T0540

“Il ritratto di Sperone Speroni in età d’anni ventidue avente in mano il suo Libro de’ Dialoghi è opera degnissima di Tiziano”. Così Bartoli (1793) ricorda il dipinto nella residenza rodigina del Vescovo di Adria. L’attribuzione, ripresa poi dall’abate Cadorin (1885), non è sostenibile. Lo Speroni non ha scritto e pubblicato i Dialoghi a ventidue anni (cfr. E. Cammarosano, La vita e le opere di Sperone Speroni, Empoli 1920, pp. 14, 27, 40). Quindi la scritta DIA. SPE. SPE. sul dorso del libro deve essere stata aggiunta, non accordandosi con l’altra in alto a sinistra sopra lo stem-ma: AET. SUAE. AN. 22; ciò è avvenuto probabilmente quando quest’ultima è stata ripetuta appena sotto quella originale poco visibile. La Fuchs (1928, 1929) vede il ritratto nella “Libreria del Seminario di Rovigo” e lo segnala a Gino Fogolari, allora soprintendente alle Gallerie del Veneto, che lo fa restaurare e le suggerisce “definitivamente” il nome di Domenico Campa-gnola, “per certa pesantezza di tutta la figura e soprattutto delle mani”, dopo essere stato in dubbio su Gerolamo Romanino (specialmente per il tono acceso del volto). La studiosa accoglie e sostiene l’attribuzione avvalendosi della notizia di un ritratto “del Campagnola” (insieme ad altri due di Tiziano e del Veronese) presso il conte Annibale Capodilista (cfr. Opere di Sperone Speroni, Venezia 1740, tomo I. p. IX) e spiegando poi che l’impresa con la lampada ardente e il motto DURIUS OBSTANT, allude all’animo focoso del personaggio e alle sue lotte contro gli usurai e gli ebrei. Ma l’arma dello Speroni invece aveva “tre Speroni in campo giallo e rosso per traverso dello scudo, due nel giallo di sopra, uno nel rosso di sotto (M. Forcellini, La vita di Sperone Speroni degli Alvarotti, in Opere di Sperone Speroni, cit., tomo V, p. VII).La Fuchs ipotizza che sia stato commissionato al Campagnola dal padre dello Speroni, orgoglioso del giovane figlio famoso, e che per asse ereditario sia pervenuto al vescovo rodigino, ultimo discendente della famiglia. Non può essere quindi quello del conte Capodilista, descritto peraltro “con aurea collana” e in età posteriore al ritratto di Tiziano del 1544 (Museo Civico di Treviso). Le conclusioni della Fuchs sono state accolte nel catalogo della mostra padovana Alvise Cornaro e il suo tempo del 1980 (scheda di R.Maschio), dove il ritratto figurava come opera di Domenico Campagnola. Dopo queste proposte critiche insoddisfacenti sia per quanto riguarda l’individuazione del personaggio, sia per l’attribuzione, arriva il contributo di Elisabetta Saccomani (1989). La studiosa identifica il personaggio con Schinella de Conti, nipote di Sperone Speroni, e in un primo momento riferisce l’opera vagamente ad un pittore pado. vano sconosciuto, poi suggerisce a Luisa Attardi (1991) l’attribuzione a Francesco Apollodoro. Quest’ultima studiosa, nel suo contributo alla ritrattistica di Apollodoro, propone una datazione al 1594 accettando identificazione con Schinella de’ Conti e rileva affinità con il Ritratto d’uomo delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e con un personaggio del Battesimo di Santa Giustina della parrocchiale di Pernumia, firmato e datato 1595. Che non si tratti di Sperone Speroni risulta evidente osservando il ritratto, per quanto eseguito in tarda età, di questo personaggio, conservato nel Museo Diocesano di Padova, eseguito dallo stesso Apollodoro. E’ quest’ultimo, un’opera ben caratterizzata dal punto di vista dell’indagine psicologica, come avviene nei migliori ritratti del pittore padovano sensibile alla ritrattistica del tardo Tintoretto e di Leandro Bassano, mentre nel presente ritratto di Schinella de’ Conti l’artista privilegia l’aspetto esteriore, il naturalismo da parata che corrispondeva alle esigenze di committenti di provincia.

Bibliografia

E Bartoli, Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo, Venezia 1793, p. 164. G. B. Cadorin, Nota di luoghi ove si trovano opere di Tiziano, Venezia 1885, p. 18. P. Fuchs, La coperta con “‘impresa d’amore” dipinta da Tiziano per il ritratto di Sperone Speroni, in “Dedalo”, 1928-29, pp. 624-625, fig. p. 623. R. Maschio, scheda: Domenico Campagnola, Ritratto di Sperone Speroni, in Alvise Cornaro e il suo tempo, Padova 1980, p. 303 E. Saccomani, …Dal naturale, come fu già Tiziano…”. I ritratti di Sperone Speroni, in Filologia veneta, Sperone Speroni, II, 1989 (pp. 257 267], pp. 262-263. L. Attardi, Un contributo alla ritrattistica di Francesco Apollodoro detto il Porcia, in “Bollettino del Museo Civico di Padova”, LXXVIII, 1989, pp. 37-42. L. Attardi, scheda: E. Apollodoro, Ritratto del compositore Costanzo Porta, in Da Bellini a Tintoretto. Dipinti dei Musei Civici di Padova dalla metà del 400 ai primi del ‘600, catalogo della mostra, Roma 1991, p. 262, n. 194.

A.R.