Pinacoteca Accademia dei Concordi
Madonna col Bambino tra San Gerolamo e Sant’Elena
Jacopo Negretti detto Palma il Vecchio(Serina,1480 c. – Venezia,1528)
Olio su tavola, 78,5 x 109 cm
Rif. FA.LU.T0217
Collocata originariamente nella chiesa dei Cappuccini di Rovigo, dove si trovava sopra la porta nella cappella del Beato Lorenzo de Brindisi, questa tavola descritta dal Bartoli (1793) come «opera stimatissima di Jacopo Palma il Vecchio», in seguito alle soppressioni napoleoniche passò al Comune, che la donò all’Accademia dei Concordi nel 1833.
L’attribuzione a Palma è stata accolta concordemente dalla letteratura locale e dalla critica successiva, eccetto che da Foratti (1911), che riteneva il dipinto opera di un imitatore del maestro bergamasco, affine a quello attivo nel polittico di Dossena.
Qualche dubbio è stato avanzato anche dalla Spahn (1932), da Gombosi (1937), e da Berenson, che nel 1958 riconduceva la tavola alla bottega del Palma. Il restauro del 1957 ha infine permesso di fugare le incertezze: Valcanover (1962), Semenzato (1966), Mariacher (1968) e Ruggeri (1972), la assegnano definitivamente a Palma.
In effetti, il cromatismo vivace e la struttura compositiva piramidale con il Bambino al centro, sono tratti distintivi delle Sacre Conversazioni palmesche, in cui si instaura tra i protagonisti, immersi nel clima di un dialogo sereno, un rapporto affettivo che va al di là delle gerarchie. Attraverso questo frequente modulo compositivo, l’artista, trova così modo di manifestare la ricchezza cromatica della sua tavolozza, e il suo amore per una bellezza florida e pacata, che qui trova la sua massima espressione nelle raffigurazioni della Vergine e di Sant’Elena, che indossa una bella camicia color rosso rame.
Più difficile stabilire l’esatta cronologia del dipinto: Woltmann (1882) e Bode-Fabriczy (1910) ritenevano che potesse risalire alla fase giovanile dell’attività dell’artista; Semenzato (1966), seguendo questa ipotesi, propone il 1504. Per Mariacher (1968) la data più opportuna è collocabile attorno alla metà del secondo decennio del XVI secolo, quando Palma era ancora influenzato dal tardo Bellini, come si può notare dalla posa del Bambino e dall’ ampio velo giallo che incornicia il volto di Maria, elementi vicini a quelli delle Madonne belliniane di Detroit e di Brera, risalenti rispettivamente al 1509 e 1510 (cfr. Lucco, 1985, p. 44).
Ruggeri (1972) stabilisce un ulteriore confronto con alcune opere risalenti alla metà circa del secondo decennio del secolo XVI: la Madonna col Bambino e i Santi Giovanni Battista e Maddalena dell’Accademia Carrara di di Bergamo, per «l’aggallare delle masse cromatiche dei personaggi contro l’azzurro e bianco del cielo”; e la Sacra Conversazione della Galleria Nazionale di Praga, da cui è qui ripresa la posa in piedi del Bambino, nella quale sono evidenti le ascendenze belliniane. Per Lucco (1985) è più plausibile ascrivere la tavola a una data di poco posteriore al 1515, in quanto la Sant’Elena a destra è vicina ai risultati che saranno raggiunti nella resa della figura femminile presente nella tela con Cristo e l’Adultera dei Musei Capitolini, databile tra il 1525 e il 1528. Rylands sposta indietro la datazione al 1512 e descrive dettagliatamente la situazione della tavola, dopo il restauro del 1981-1983 (cfr. Rylands, 1988, p. 196).
Cinzia Tedeschi
Pinacoteca Accademia dei Concordi
Madonna col Bambino
Giovanni Bellini (Venezia 1430-1516)
Tempera su Tavola, cm 77 x 35.5
Rif. FA.LU.T0540
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