I Concordi a Siena
Venerdì 28 marzo 2025
I Concordi a Siena al cinquecentenario degli Intronati
Le Accademie sono istituzioni attraverso le quali passa una cultura diffusa nei secoli a livello mondiale. Svolgono una funzione “rigenerativa” della cultura stessa attraverso lo studio e la divulgazione dei saperi in termini di letteratura, arte, scienza. La loro storia (I Concordi di Rovigo hanno 445 anni di vita) rappresenta il tronco sul quale si basa la costruzione del futuro visto come ricerca, studio e progresso. Concetti alla base della giornata di confronto fra le varie realtà nazionali del settore, svoltasi il 28 marzo a Siena in occasione dei festeggiamenti per il mezzo millennio di vita dell’Accademia degli Intronati.
La partecipazione della rodigina Accademia dei Concordi, accanto a istituti di enorme prestigio, la Chigiana, la Crusca, I Georgofili, l’Olimpica di Vicenza, l’Arcadia di Roma, la Galileiana di Padova, delle scienze di Torino, e molti altri da tutta Italia, ha consentito di evidenziare l’originalità dell’Istituto rodigino che svolge una funzione di stretto raccordo con il territorio, non solo con l’acquisizione e la conservazione del patrimonio bibliotecario, artistico e archeologico, ma con modelli di ricerca e comunicazione tali da permettere la diffusione della cultura al di fuori dello stretto ambito dei soci. Il quesito posto dall’Archintronato di Siena Roberto Barzanti era: «Hanno ancora diritto di cittadinanza istituzioni culturali come le nostre, o sono destinate a doversi rassegnare a un ruolo di patetiche testimonianze di un passato lontano, avvolte in un fogazzariano odore di muffa e nostalgia?»
Nel suo intervento, il presidente Pierluigi Bagatin ha risposto sottolineando come «l’acclarata tradizione con ancoraggi ben distinti ci renda figli e custodi di un illustre passato, basato sui valori della concordia civile, dell’armonia dello studio, della musica, della poesia colta, in un luogo di incontri fra soci con vocazione a “scuola”. Una funzione “universitaria”, nel quadro di una presenza culturale distinta e formativa. Le Accademie in passato raramente erano aperte alle donne. Rovigo ne face un’orgogliosa eccezione a metà Settecento con la “principessa” Cristina Roccati, terza donna laureata in Europa, che osò studiare e insegnare». Pur con gli alti e bassi del passato dovuti alle necessità economiche che hanno sempre condizionato l’attività, l’Accademia ha saputo adeguarsi ai cambiamenti spesso vorticosi della società e dell’economia, un compito ben presente anche oggi confermando l’utilità di una presenza culturale incisiva a favore della comunità. Una linea che a Rovigo è in atto da un paio di secoli con l’attuazione del Contratto Gnocchi. «Nacque il servizio pubblico nel 1836 – ha proseguito Bagatin – grazie a una formula di comproprietà con il Comune: privato e pubblico insieme con i compiti di gestione di beni e servizi da parte dell’Accademia e un comodato della comproprietà che controlla suddividendo le spese per biblioteca e pinacoteca tra i due soggetti proprietari. L’Accademia rappresenta la spinta di un ampio volontariato, una palestra di democrazia nell’ambito della libera, autonoma associazione concordiana, un luogo di incontri e di confronto fra i vari talenti e competenze dei soci e i loro progetti culturali; la concretezza nella gestione dei palazzi, i tre di Rovigo, Accademico, Bosi e Nagliati, e la Casa Museo Matteotti; la cura della memoria dei donatori, la capacità e la volontà di rispondere in maniera sempre più attiva e capillare alla richiesta di cultura che proviene dalla società moderna». Un’opera testimoniata anche da tutti gli interventi strutturali attualmente in corso che consentiranno anche l’applicazione di nuove tecnologie e metodi organizzativi.
Alla riunione, subito dopo l’intervento di Bagatin, ha preso la parola il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che, riferendosi all’Accademia senese degli Intronati come simbolo delle accademie nazionali, l’ha definita «capace nei secoli di custodire e rinnovare lo spirito del dialogo, dello studio e dell’intelligenza. Il suo Cinquecentenario è un’occasione per celebrare la memoria e costruire il futuro».
Maurizio Romanato