Pinacoteca Accademia dei Concordi


Suonatrice di Liuto o Santa Cecilia 

Bartolomeo Veneto (Copia di)
Olio su tavola, cm 70 x 47
Rif. FA.RO.T0856

Non si conosce la provenienza del dipinto che risulta comunque estraneo alla collezione Silvestri non essendo ricordato da Bartoli (1793) e nell’inventario del legato Silvestri.

E’ una delle numerose versioni delle “splendenti Suonatrici di liuto col torcicollo” come le definisce Adolfo Venturi (Storia dell’Arte ita-liana, VII, IV, Milano 1915, p.

699), che possono diventare anche Santa Cecilia per la presenza della aureola, come in questo caso, riferite a Bartolomeo Veneto, pittore “mezzo veniziano e mezzo cremonese” come egli stesso si definisce firmando la Madonna col Bambino della collezione Donà dalle Rose di Venezia (datata 1502). L’artista è sensibile a Giovanni Bellini e a Cima da Conegliano ed ha rapporti con l’ambiente milanese e interessi per i fiamminghi.

L’opera è stata indicata da Fiocco (1924) come “ripetizione o copia” della Suonatrice di liuto già nella collezione Del Majno a Milano e ora nella Pinacoteca di Brera; per Ragghianti (1939-40) ne è copia cinquecentesca, mentre Ruggeri (1972) la ritiene “una replica, almeno parzialmente di bottega” Come replica è stata ripresa anche da Elena Rama (1990). Sembrerebbe piuttosto vicina alla versione conservata nella Pinacoteca Ambrosiana, che richiama la Santa Caterina dell’Art Gallery di Gla-sgow, anche questa molto replicata, rispetto alla quale però risulta più marcata nei tratti fisionomici e nei rapporti chiaroscurali: quasi scompare qui nel braccio sinistro la stola di donnola il cui muso digrignante sembra azzannare il libro, procurando così un effetto che contrasta con la dolcezza del volto.

La stesura piatta, smaltata e limpida delle Suonatrici di liuto di Brera e dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, ritenute i prototipi della serie, riscontrabile anche in altre opere come La giovane ebrea già in collezione Melzi (Berenson, fig. 547) e La Cortigiana della Galleria dell’Istituto Stadel di Francoforte, qui diventa greve e ricercata. Il leonardismo dell’artista e il suo nordicismo alla Jacopo de Barbari, verso il terzo decennio del secolo, sono offerti in chiave grafica con abbassamento di tono, rivelando un’esecuzione non autografa.

In occasione del restauro eseguito dallo Studio Emmebi di Padova (1995), si è potuto accertare che si tratta di una copia, probabilmente ottocentesca.

Sul libro aperto si legge una partitura per tenore, come indica il musicologo H. Colin Slim (1993), il quale ha esaminato le partiture in venticinque versioni del soggetto.

Esposizioni

Imola, Caterina Sforza, una donna del Cinquecento, Chiostri di San Domenico, 2000, (senza numerazione).

Bibliografia

  1. Fiocco, Raccolte del Seminario Vescovile di Rovigo, ms., 1924, n. 2, (Biblioteca del Seminario Vescovile di Rovigo).
  2. Semenzato, Guida di Rovigo, Vicenza 1966, p. 196.
  3. L. Ragghianti, Catalogo della Pinacoteca dei Concordi e del Seminario di Rovigo, 1939-40, schede manoscritte citate da U. Ruggeri, Le collezioni pittoriche rodigine, in L’Accademia dei Concordi di Rovigo,

Vicenza 1972, p. 45. E. Rama, scheda della Suonatrice di liuto della Pinacoteca di Brera, in Pinacoteca di Brera. Scuola veneta,

Milano 1990, p. 19. H. Colin Slim, 25 Multiple images of Bartolomeo Veneto’s lute. Playing woman (1520), Montreal 1993.

A.R. – P.L.F.