TESORI ILLUSTRATI DELL’ACCADEMIA


Sabato 4 / Domenica 5 giugno

L’ANTICA BIBBIA MANOSCRITTA NASCOSTA NELL’ACCADEMIA

Un’antica Bibbia con 45 fogli scritti a mano e 350 illustrazioni che risale al Trecento. Al mondo ce ne sono due: una al British Museum di Londra, l’altra in una sala dell’Accademia dei Concordi che sarà aperta solo per RovigoRacconta. Oltre alla Bibbia conoscerete anche un antico manoscritto ebraico, il Sefer ha-ꜥiqqarim, richiesto ovunque per esposizioni internazionali.

Ingresso 15 persone alla volta. Entrata alle 14.00 – 14.30 – 15.00 – 15.30


TESORI ILLUSTRATI DELL’ACCADEMIA
La Bibbia Istoriata padovana e il Sefer ha-ꜥiqqarim

Nel fervore attorno al libro, ai suoi  autori, ai cantieri della cultura proposti da ROVIGO RACCONTA  2022, nei giorni della fioritura dell’iniziativa rodigina, la biblioteca concordiana apre lo scrigno dei suoi più preziosi codici antichi, esponendo due autentiche perle bibliografiche.

La Bibbia Istoriata Padovana  approdò nel 1858 in Accademia per la generosa donazione dei conti Silvestri. È un originalissimo manoscritto biblico del Trecento. Pur non essendo completo o di proporzioni ragguardevoli, di sole 45 carte, in foglio piccolo, l’opera riporta il testo volgarizzato di due libri dell’Antico Testamento: Genesi e Ruth. Ma la sua antichità, il corredo di 350 illustrazioni, la particolarità della versione, giustificavano le attenzioni degli specialisti sia della storia dell’arte che di quella della lingua. Il finissimo intuito di una delle massime autorità artistiche italiane, Adolfo Venturi, spalancò nel 1907 orizzonti nuovi per la comprensione della bibbia rodigina. Oltre Manica, nelle raccolte del British Museum, c’è un altro codice biblico, con le stesse caratteristiche di quello dei Silvestri. Nei 56 fogli londinesi (meglio conservati di quelli polesani) insieme a più di 500 illustrazioni, sono contenuti i testi biblici che nel canone vetero testamentario si collocano tra i due di Rovigo: gli altri quattro libri del Pentateuco (Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio) e quello di Giosuè. La fondamentale edizione critica curata da Gianfranco Folena nel 1962 dette una dicitura assai felice al manoscritto accademico, divenuta da allora in poi abituale: quella di Bibbia istoriata padovana. È “istoriata” perché il registro illustrativo è prioritario e prevalente rispetto al testo. Una bibbia per immagini, dunque. Ad esse si raccordano come tante didascalie i brani biblici, strutturati in modo sostanzialmente esplicativo tanto da essere introdotti sempre dal nesso dichiarativo “como” (come).  Sotto il profilo linguistico la Bibbia istoriata è una delle più alte espressioni dell’uso del volgare propugnato dai Carraresi che mirarono appunto ad incentivarlo come strumento di vita amministrativa e di comunicazione sociale, accanto al paludato latino dell’università e della Chiesa. Un volgare radicato nella freschezza della parlata viva del padovano, ma anche duttile nell’adattarsi al testo latino della Vulgata. Riguardo alle immagini le illustrazioni dimostrano di guardare ai grandi cicli pittorici che Giotto, Altichiero, Giusto de’ Buoi avevano realizzato per i Carraresi e per le potenti comunità religiose della città, secondo uno stile particolarmente sobrio e realistico.

Accanto a questo prodotto di scaltrita mediazione culturale, viene esposto un manoscritto ebraico, il Sèfer ha-ꜥiqqarìm di Yosef Albo, un codice rodigino ampiamente conosciuto e richiesto  per esposizioni a livello internazionale. Spagnolo, nato all’incirca nel 1380 e scomparso nel 1444, Albo fu uno dei più agguerriti teologi ebrei degli inizi del ‘400. In un mondo che mai fu facile per il giudaismo della diaspora, e che anzi preludeva sinistramente a Torquemada, alla costituzione del Sant’Uffizio in Spagna (1480) e ai suoi tremendi auto-da-fé, Albo stese una delle opere filosofico-religiose più diffuse tanto fra i suoi correligionari che fra gli avversari: il Sèfer ha-ꜥiqqarìm,  il libro dei principi fondamentali. In esso analizzava le credenze essenziali dell’ebraismo, relativamente all’esistenza di Dio, alla divinità della legge, al premio e alla pena, polemizzando vivacemente con la dottrina cristiana.

La peculiarità dell’Albo di Rovigo è di presentare il testo manoscritto di una delle più significative opere dell’ebraismo del XV secolo con il corredo di splendide miniature rinascimentali. Cinque carte del codice esibiscono altrettanti fregi marginali con motivi a nastri intrecciati. Nel viluppo dei bianchi girari spuntano, in una vivacissima galleria cromatica, putti nudi, piccoli ritratti, farfalle e uccelli variopinti, animali fantastici, paesaggi sospesi tra l’intenso verde dei prati e lo sfondo del cielo, soffuso tra il cilestrino e il blu carico. Nulla di questa armoniosissima esplosione di gioia rinascimentale è in diretta sintonia con la progressione del testo di Albo. Il codice dell’Accademia può così essere ritenuto uno dei più significativi esempi di manoscritti ebraici miniati da artisti non ebrei.