Pinacoteca Accademia dei Concordi


Il tributo della moneta
Bernardo Strozzi (1581-1644)
Olio su Tela  cm 153 x 230
Rif. FA.RO.T0236

Il dipinto si trovava sulla parete tra le finestre della sala al piano nobile del palazzo Silvestri. Bartoli (1793) lo descrive ampia-mente, con ammirazione, come opera di Bernardo Strozzi “vivamente del pittore e lo valuta 20 zecchini. Nell’inventario manoscritto della collezione Silvestri è assegnato allo Strozzi. In seguito la critica conferma la paternità del pittore genovese. Fiocco (1924) segnala un dipinto con lo stesso soggetto nella chiesa del Beato Enrico di Treviso, che attualmente si trova nel vescovado di quella città. Si conoscono numerose redazioni di questo tema. Arslan (1938) ne indica cinque, compresa questa che cita come inedita. La Mortari (1966) ne considera diverse altre, nella sua monografia sullo Strozzi. Le versioni strettamente simili a questa si trovano nel Museo di Belle Arti di Budapest, nella Galleria degli Uffizi, nella collezione Cremer di Dortmund, in collezione privata a Genova, nella raccolta Torriggiani a Camigliano (Lucca); altre con varianti (le figure a  sinistra diverse ed il cielo invece dell’architettura) sono a Monaco di Baviera (Alte Pinakothek), Stoccolma (Museo Nazionale), Mezzocorona (Collezione Donati), Rovereto (Accademia degli Agiati).

Gli studiosi pongono concordemente la datazione di quest’opera, e delle versioni simili, nel primo periodo di soggiorno lagunare del pittore (poco dopo il 1630) quando sono ancora presenti gli accenti fiamminghi ed il naturalismo del periodo genovese, mentre appare l’interesse per la cultura veneziana, nei motivi architettonici veronesiani. Per Pallucchini (1981) la redazione dalla quale dipendono le versioni venete è quella del Museo di Belle Arti di Budapest, ritenuta di invenzione genovese, ma “maturata in un’ambientazione luminosa più distesa”, di cui ipotizza erroneamente l’identificazione con il dipinto citato da Bartoli in casa Silvestri, cioè con questo. Dal confronto con la tela di Budapest il colore appare qui più sciolto per l’impiego di velature e virato al rosso. Ciò attesta il carattere di replica che tuttavia rivela una notevolissima qualità.

E’ stato restaurato nel 1992 da M. Beatrice Girotto dello Studio Emmebi di Padova.

Bibliografia

E Bartoli, Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo, Venezia 1793, p. 241. R. Silvestri, Quadri esistenti in casa Silvestri co’ loro prezzi secondo l’opi. nione del Possessore, ms., 1794, c. 1, Biblioteca dell’Accademia dei Concordi). Inventario della collezione Silvestri (sec. XIX), n. 82. G. Fiocco, Raccolte del Seminario Vescovile di Rovigo, ms., 1924, n. 81. (Biblioteca del Seminario Vescovile). W. Arslan, Quattro piccoli contributi, in «Critica d’Arte», 1938, p. 76. A. M. Matteucci, L’attività veneziana di Bernardo Strozzi, in «Arte Veneta», IX, 1955, p. 144 L. Mortari, Bernardo Strozzi, Roma 1966, pp. 57, 171-172. C. Semenzato, Guida di Rovigo,Vicenza 1966, p. 197. U. Ruggeri, Le collezioni pittoriche rodigine, in L’Accademia dei Concordi di Rovigo, Vicenza 1972, p. 55. G. M. Pilo, in C. Donzelli-G. M. Pilo, I pittori del Seicento veneto, Firenze 1967, pp. 387-388. R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano 1981, p. 159. D. Samadelli, scheda del dipinto in Restituzioni, Vicenza 1992, pp. 40-41.

A.R. – P.L.F.