Pinacoteca Accademia dei Concordi


Flagellazione di Cristo 
Jacopo Negretti detto Palma il Vecchio (Serina1480 c.- Venezia 1528)
Olio su tela, 217 x 254,5 cm 

Rif. FA.LU.T0252

È ignota la provenienza originaria del dipinto, fatto eseguire dalla famiglia Contarini, il cui stemma appare sullo scudo dell’armigero di destra. Per tale presenza e le notevoli dimensioni I’opera potè avere in principio una destinazione pubblica; non si può escludere che sia da identificare con il dipinto citato dal Sansovino (ed. Stringa, 1604), dal Boschini (1674) e dallo Zanetti (1733) nel presbiterio della chiesa di San Stae a Venezia, nella cui parrocchia Palma abitava nel 1521 (Mariacher, 1968, p. 24). II quadro fu poi acquistato da Giovanni Francesco Casilini a Venezia, nel dicembre 1795, come opera di Giorgione.

Come tale pervenne poi all’Accademia; il Cavalcaselle (1876) con qualche incertezza lo riferiva a Bonifacio, cui senza più dubbi lo assegnarono il Foratti (1912) e il Gombosi (1932). La Westphal (1931) escluse la paternità del pittore veronese; la Spahn (1932) invece lo vedeva in quell’ambito. II Berenson, che in un primo tempo (1932) aveva sostenuto l’attribuzione a Palma, sulla scia del von Hadeln (1910), declassò poi (1936 e 1958) la tela

come opera di bottega. Ad un autografo tardo del Palma pensò il Valcanover (1962); e tale opinione è raccolta anche dal Semenzato (1966), per il quale, tuttavia, il dipinto non rientra nella migliore produzione palmesca. È catalogato fra le «opere incerte, o di collaborazione» dal Mariacher (1968).

In realtà, quella «tesa secchezza di stile» che vi rilevava il Semenzato è in gran parte imputabile alle non felicissime condizioni di conservazione; ma la particolare interpretazione del tizianismo qui offerta dall’artista, nelle cui mani la serena, felicissima «zona cromatica» del cadorino diviene, secondo l’equivalenza verbale di Roberto Longhi (1946), la formula del «colore a taglio», larghi stampi cromatici separati da una linea affilata, ci pare del tutto tipica degli ultimi anni di Palma il Vecchio. II ritmo leggero e avventante insieme dell’immagine, e la caldissima, infuocata intonazione cromatica, rimandano in effetti ad opere eseguite negli ultimissimi anni dell’artista, dalla Sacra Conversione di Napoli al Ritratto di Paola Querini dell’omonima Pinacoteca veneziana.