Pinacoteca Accademia dei Concordi


Agar e Ismaele

Pittore veneto (metà sec.XVII)
Olio su Tela, cm 102,5 x 118
Rif. FA.RO.T0097

Rimangono ancora misteriosi i personaggi raffigurati in questo triplice ritratto che Fiocco (1929) riteneva di avere identificato nei “Tre Ritratti d’Avogadori, con alcuni puttini di mano di Sebastiano Bombelli”, ricordati da Melchiori nella sala dell’Avogaria del Palazzo Ducale di Venezia, e descritti anche dal Boschini (Le Ricche Minere, Venezia 1674, p. 51). Solitamente gli avogadori non sono raffigurati in queste fogge, bensì in uguale abbigliamento ufficiale, con grande mantello ornato di ermellino, molto sontuoso (si vedano il Cristo risorto e gli avogadori del Tintoretto e, in genere gli altri ritratti nell’avogaria del Palazzo Ducale e il Ritratto degli avogadori Pietro Garzoni e Francesco Benzon dello stesso Bombelli). Bartoli (1793), che ammira il dipinto nella collezione Silvestri appeso sulla “facciata di contro alla porta d’ingresso” della sala dei quadri, parla di ” tre Nobili Personaggi in gran parrucca, due de quali in ricca Veste da camera strin-gonsi la destra, e all’altro vestito tutto con armatura di ferro, pare che un genio piangente portante una face spenta, e fumigante ad un altro vicino Genio predica dell’Eroe la vicina morte in battaglia”. Qui i putti alati sono due, mentre nel quadro dell’Avogaria “si vedono tre Amoretti che scherzano all’intorno” (Inventario dei Pubblici Quadri della Serenisima Repubblica, 1725, Museo Correr, Codici Cicogna 3750). E’ escluso comunque che si tratti del dipinto dell’Avogaria poiché quell’opera è descritta ancora al suo posto dal De Renaldis nel 1796 (Della pittura friulana, Udine), mentre questo quadro era già in casa Silvestri nel 1793 secondo la testimonianza, come s’è visto, di Bartoli che lo giudica “opera delle più belle, studiate ed espressive” del Bombelli. I nomi dei personaggi erano già stati perduti al tempo dell’acquisto da parte dei Silvestri; infatti sono indicati come Tre nobili personaggi nell’elenco del conte Rinaldo Silvestri (che valuta il dipinto 20 zecchini) e nell’inventario manoscritto della collezione. Molto stranamente finora nessuno si è soffermato sulla somiglianza notevole del tre volti, che fa pensare a tre fratelli ( o almeno a tre membri della stessa famiglia), due dei quali alluderebbe con la stretta di mano alla convergenza di ideali e di interessi ed esprimerebbe il compiacimento per i risultati conseguiti, mentre il terzo, che rimane a loro estraneo, si sarebbe dedicato alla carriera delle armi con sorte funesta, allusa dall ‘angioletto piangente. Sul nome del Bombelli non ci sono mai stati dubbi. Gli studiosi concordano anche sull’alta qualità del dipinto, particolarmente apprezzabile dopo il restauro del 1983 a cura della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Veneto. Cronologicamente va collocato nella prima metà dell’ottavo decennio del Seicento, accanto ai ritratti più belli ed efficaci per giovialità e calore di sentimenti. Il pittore offre una mirabile prova delle sue eccezionali qualità di ritrattista, dimostrando di sapere interpretare le esigenze del fasto ufficiale dell’epoca, senza rinunciare alle finezze di un’acuta indagine psicologica che sa toccare e trasmettere le note di una cordiale umanità. Il colore fresco, pastoso e squillante, che tanto efficacemente rende la vivacità dei ricchi abbigliamenti, tende a stemperarsi nella luce con effetti di morbidezza che non potranno essere ignorati da pittori veneziani come l’Amigoni e il Nogari. Ma questa straordinaria franchezza pittorica del Bombelli sarà fondamentale soprattutto per la grande ritrattistica del suo allievo Fra Galgario.

Bibliografia

  1. Bartoli, Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo, Venezia 1793, p. 256. R. Silvestri, Quadri esistenti in casa Silvestri con i loro prezzi secondo l’opinione del Possessore, ms., 1794, c. 5, (Biblioteca dell’Accademia dei Concordi). Inventario della collezione Silvestri (sec. XIX), n. 113. G. Fiocco, Raccolte del Seminario Vescovile di Rovigo, ms., 1924, n. 3, (Biblioteca del Seminario Vescovile). G. Fiocco, La pittura veneziana del Seicento e Settecento, Verona 1929, p. 47. N. Ivanoff, I ritratti dell’Avogaria, in “Arte Veneta”, 1954, p. 282 A. Rizzi, Mostra del Bombelli e del Carneo, Udine 1964, pp. 24-27, n. 9. C. Donzelli, in C. Donzelli – G. M. Pilo, I pittori del Seicento veneto, Firenze 1967, p. 95. U. Ruggeri, Le collezioni pittoriche rodi-gine, in L’Accademia dei Concordi di Rovigo, Vicenza 1972 p. 76. R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano 1981, pp. 307 308, fig. 1042.

A.R.