Storia


La Biblioteca dell’Accademia dei Concordi è stata aperta al pubblico il 2 maggio 1840.
La sistemazione dei fondi e l’apertura delle sale furono possibili grazie alla collaborazione del Comune di Rovigo, interessato, durante la dominazione austriaca, all’istituzione di una biblioteca pubblica.
Come molte biblioteche di origine prevalentemente ottocentesca, la Biblioteca dell’Accademia è stata a lungo considerata a Rovigo e nel Polesine il naturale contenitore delle memorie di storia patria. I numerosi lasciti e donazioni hanno fatto della Concordiana un insieme assai ricco e complesso di fondi di natura libraria, archivistica, cartografica ed artistica, a cui si sono aggiunte le più svariate collezioni antiquarie e naturalistiche.
I Fondi più importanti che caratterizzano le Biblioteca sono il Silvestriano e il Concordiano.
Il Fondo Silvestriano era la biblioteca privata della famiglia Silvestri, donata all’Accademia nel 1858 dagli ultimi discendenti, i conti Pietro e Girolamo. Fra i manoscritti, meritano di essere ricordati il Codice 212, noto con il titolo di Bibbia istoriata padovana, databile all’ultimo decennio del XIV secolo e il Codice 220 della seconda metà del XV secolo, contenente il trattato del rabbino Giuseppe Albo intitolato Sefer ha-‘iqqarim (Libro dei principi), entrambi splendidamente miniati.
Nella biblioteca Concordiana, tuttora alimentata da acquisti e donazioni, si segnala la biblioteca privata dell’abate Giuseppe Gnochi ricca di 6.000 volumi, il cui ingresso è all’origine della comproprietà accademico-comunale (1836), e molte biblioteche private di soci accademici: la “libreria” del vescovo di Capodistria Baldassare Bonifacio, formata da circa 4.000 opere a stampa e 90 manoscritti per la maggior parte autografi, e la biblioteca del canonico Luigi Ramello, comprendente – oltre a carte e fascicoli sciolti di interesse locale – più di 1300 autografi e circa 2000 opere a stampa di “autori patrii” e “opuscoli patrii”.
Nel 1880 entrano nelle raccolte manoscritte anche 42 buste di “autografi” (per un totale di circa 21.000 pezzi) e 4.000 volumi donati dal socio accademico Giovanni Durazzo.
Il codice più conosciuto è il Concordiano 39 contenente un volgarizzamento delle Epistole a Lucilio di Seneca della metà del secolo XIV. Da segnalare la presenza di importanti raccolte di disegni, di stampe e di materiale cartografico.